Il nostro primo itinerario comincia da Piazza Marconi detta "la frisola" per la sua somiglianza con una padella, sulla quale si erge un monumento ai caduti.
Accanto a questa piazza troviamo la chiesetta di San Matteo costruita nel 1270 da un figlio della famiglia Bove, mercanti trasferitisi da Ravello agli inizi del XIII secolo.
L'interno della chiesa ha le pareti rivestite di pietra; fu restaurata nel 1831 e poi ha subito varie trasformazioni che le hanno tolto l'aspetto originario.
Alla fine del "manico" di piazza Marconi, si erge il Torrione e a destra Porta Baresana che ci invitano ad avventurarci nel cuore del centro storico.
Il Torrione che i bitontini chiamano Castello è l'unico torrione rimasto delle mura angioine. Dall'alto delle mura le sentinelle potevano scorgere i nemici da lontano e preparare la difesa. Lungo di esse c'erano ben 28 torri comunicanti tra loro e si narra che ci fossero anche dei tracciati sotteranei per congiungerle alla campagna!!
La costruzione del Torrione risale alla fine del 1300; ha 62 bordi merlati; è servito nel tempo non tanto come punto di difesa poichè manca di feritoie, bensì come rifugio, poi carcere e sede delle guardie pubbliche. E' rivestito di pietra calcarea e in cima da blocchi di carparo; è alto 24 metri e largo 16. ci si accede per un ponte di legno, sulle sue pareti ci sono nicchie e resti di un camino del Trecento.
Nelle vicinanze del torrione si erge Porta Baresana, detta così perchè rivolta verso Bari.
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Essa fu costruita presumibilmente nel XVI sec ; un secolo più tardi fu ricostruita in seguito ad un danneggiamento. La sua facciata anteriore conserva uno stile rinascimentale con l'accesso costituito da un arco a tutto sesto . Su questo è stata aggiunta la copia di una predella policroma, un dipinto rappresentante i santi protettori della città. Più in alto la facciata reca uno stemma dei Savoia che sostituisce lo stemma della città aggiunto nel 1551 in occasione del riscatto della città dal feudatario. La parte superiore della facciata anteriore è costituita dal vano dell'orologio, aggiunto nel Novecento. Sul vano dell'orologio si erge una statua dell'Immacolata, che nasconde la campana dell'orologio.
Proseguiamo ora per Via Rogadeo e dopo poco ci imbattiamo nel Palazzo omonimo: Palazzo Rogadeo è un maestoso palazzo del 1600 testimonianza della nobiltà bitontina in cui ha sede la Biblioteca cittadina. Esso presenta un elegante portale arretrato rispetto alla facciata ed è sormontato da un grande balcone che poggia su due enormi gattoni.
Usciti dalla biblioteca proseguimano su via rogadeo e, superato l'arco, giriamo per la stretta via Beccherie Lisi, trovandoci all'improvviso su Piazza Cattedrale. Dell' imponente cattedrale abbiamo già parlato in un altro post perciò lasciamola; quasi alle sue spalle troviamoPpiazza Caffarelli; quindi prendiamo Via Catucci e a destra, dopo un tratto di Via Maggiore, entriamo nell'arco Ingannamorte.. sotto di esso è dipinta la "Madonna del latte o delle Grazie", risale al secolo scorso e fu fatta dipingere da un privato che aveva ricevuto la grazia per il figlio tornato dalla guerra.
Ritorniamo a destra su Via Maggiore e proseguiamo per Via Ambrosi che ,all'incrocio con via San Luca, ci mostra la distesa di Porta Pendile, costeggiata dal bel palazzo rinascimentale di un ramo della famiglia Sylos. Giriamo a sinistra per via Termite, alla fine della quale ci troviamo in via Planelli. Su questa strada si affacciano tre importanti edifici: Palazzo Termite alla nostra sinistra, a destra palazzo Sylos-Labini e Palazzo Vulpano.
In particolare ci soffermiamo su Palazzo Vulpano. Esso fu costruito agli inizi del 1500 su commissione dei fratelli Vulpano, nobile ed antica famiglia. La facciata, a due piani, ha quattro finestre al primo e cinque balconi al secondo. Il portale di ingresso è in stile catalano ed arriva fino al primo piano. in una nicchia della finestra centrale c'è una grande statua di San Michele Arcangelo a cui era dedicata la cappella della famiglia. nel cortile interno, prima della grande scala, un porticato a tre archi forma il loggiato superiore retto da colonne con capitelli corinzi.
Le volte sono a botte, mentre quelle della loggia sono a crociera. Il loggiato è adornato da un grande bassorilievo con diversi soggetti.
Proseguendo nel nostro itinerario, giriamo a sinistra per via San Francesco che ci conduce a Piazza La Maja in fondo alla quale ammiriamo la ricca e bella porta.
La costruzione di questa porta risale nella parte esterna al Seicento e precisamente al 1677, le rifiniture sono di epoca posteriore. La porta presenta un arco a botte acuto e due coppie di colonne binate a fasce orizzontali con capitelli dorici e , in alto, la doppia trabeazione.
La cornice sull’arco unifica la composizione: al centro c'è lo stemma dei Savoia e la statua della Madonna del Carmine con Bambino il cui attributo iconografico piu rilevante è lo scapolare che costituisce la via d’entrata al paradiso. Ai due lati di essa si possono notare le due torri di difesa che nel corso del tempo sono state manomesse.
Dalla porta detta anche del carmine vediamo un ponte che ci porta al grande Istituto M.Cristina di Savoia. Questo edificio fu costruito nel 1835 e intitolato a Maria Cristina di Savoia moglie di Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie, morta giovane nel dare alla luce il figlio Francesco. Il grande istituto è circondato dal verde e presenta sulla facciata, ricca di finestre ad arco, tre grandi portali. All'interno si può ammirare l'antico chiostro risalente al 1400 che apparteneva al convento dei carmelitani. Fin dalla costruzione questo istituto ha svolto il compito di ospitare e assistere le orfane.
Ritornando sui nostri passi, ripassiamo la porta La Maja e giriamo a destra per via san Pietro che ci introduce nella piccola Piazza Minerva. Tra questa e via Ferrante Aporti, ci troviamo nella zona più alta della città, sulla quale fu costriuto il Tempio di Minerva.
Qui ci troviamo di fronte alla chiesa di San Francesco detta della "scarpa". La facciata ha un bel portale romanico-gotico del Duecento; purtroppo però la struttura medievale è perduta avendo subito trasformazioni ad opera delle famiglie bitontine che all'interno, hanno arricchito la chiesa di cappelle gentilizie e modificato gli arredi. Una grande scalinata fa accedere al portale rimasto intatto, decorato con foglie e pigne e con la rappresentazione di un bue, simbolo della famiglia dei Bove.
Il portale è sormontato da una trifora con l'arco a sesto acuto, divisa da due colonnine. Il campanile è del 1600 e termina con un "cipollone". all'interno c'è l'altare che risale al 1500 in marmo. il pulpito barocco in legno e oro e la statua in legno di Sant'Anna.
Alla fine di via Aporti, entriamo in via Alfieri, e sulla strada troviamo il famoso Teatro Traetta fiore all'occhiello dei Bitontini .Furono 21 famiglie della città che pagarono la realizzazione dell'edificio . Inaugurato nel 1838 con l'opera lirica " La Parisina" di Donizetti. presenta tre ordini di palchi disposti a ferro di cavallo, la galleria e la platea. poco usato e trasformato in cinema, nel 1950 fu chiuso. nel 1998 è cominciato il restauro che lo ha portato al suo antico splendore ed è stato intitolato al nostro musicista del Settecento Tommaso Traetta.
Questo primo itinerario fra le mura di Bitonto si conclude qui. Alla prossima!!



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